Se verrai in Aspromonte, 

non dire il tuo nome, non serve…;

… vi entrerai, invece, senza annunziarti,
e ascolterai una conversazione già da tempo avviata,
come se una intelligenza nativa ti accogliesse e ti riconoscesse.

Se verrai in Aspromonte,
non entrerai nella stanza buona…
… ma in cucina, dove si impasta il pane,
dove il grano e l’acqua, ancora, uniscono le permanenze di antiche civiltà e mitiche tradizioni
che superano di molti millenni i peccati dell’ultima generazione.

Vi è qualcosa di ancestrale, nella montagna d’Aspromonte,
nel suo ordine e nella sua bellezza, nelle sue diverse altezze e nella qualità della sua luce;
è un racconto di pura mitopoiesi che ti inoltra in una emozione essenziale, inesprimibile,
che pare voglia mostrarti l’intero cammino dell’umanità.

Si sollevarono dagli abissi marini, le alture dell’Aspromonte,
per testimoniare, oggi, adiacenze geologiche ed epoche sovraimposte;
vi comprenderai la gerarchia genuina e vergine della natura…
… la roccia è la più antica;
poi vennero gli alberi e le piante, la prima forma di vita;
vennero allora gli animali, e, tra questi, per ultimo, l’uomo.

È un inventario dell’universo, l’Aspromonte,l a prima officina di Dio, dove ancora si respira l’atto caldo della creazione;

è quasi una preghiera inespressa, una religione che si perpetua,
… e il tempo dell’uomo è quello della pietra e dell’acqua, e lo sarà per sempre.

E quando avrai finito di masticare il pane, in Aspromonte,
osserva l’antica miniatura dei millenni chiusa nell’indole e nei gesti della gente;
osserva come si cammina…; i piedi sembra che ragionino;
essi hanno una memoria, come se ricordassero ogni sentiero…
vi appoggiano la pianta sulla terra, come in uno stampo…
vi riconoscerai lo stimma, calcandolo, ed esso ti segnerà l’andatura.

Se coglierai ed appurerai queste remote metafore dell’Aspromonte,
in pochi tratti, conterrai nella mente la senescenza culturale della montagna, che,
con opportunità geografica e geologica, si appoggia sul mare,
dove sorsero i primi esperimenti di dialogo e di comunione tra popoli lontani e affini,
tra razze e religioni distanti e simili.

africo bianco e nero

Se parlerai con la gente, in Aspromonte,
non stupirti della lingua…
… queste parole anticiparono quelle di Omero,
e, ancora oggi, narrano e cantano versi e poesie lontanissimi;
nel pastore, poi, riconoscerai le scritture di Corrado Alvaro, di Fortunato Seminara,
di Francesco Perri, di Saverio Strati, di Mario La Cava, di Domenico Giampaolo,
o la febbre filosofica di Campanella;
distinguerai le visioni di monaci e abati,
come Barlaam, che insegnò il greco a Petrarca,
o Gioacchino da Fiore che illuminò la cultura europea.

Se verrai qui, in Aspromonte,
guarda il cielo, ove tacciono ogni tempesta e ogni tumulto;
poi guarda nella bassura, nella valle profonda,
dove Persefone cedette il trono alla nostra Madonna, Madre mediterranea.

Se verrai in Aspromonte…
… col bastone dello studioso o del pellegrino,
porta con te un bambino e una preghiera;
digli cosa sia la verità…
… che allontana la morte di una civiltà e spegne ogni dolore.

SE VERRAI IN ASPROMONTE…

… NOI VERREMO CON TE.

Di Giuseppe Bombino