di TINA SIMONIELLO

La stagione delle passeggiate in montagna è arrivata. E dal sole è bene proteggersi, sulle cime e le colline proprio come al livello del mare. Un dato tra tutti per riflettere: in tutta l’Europa, la più alta incidenza di tumori della pelle, la cui prima causa è un’esposizione eccessiva, incontrollata e non protetta ai raggi del sole, viene registrata in Alto Adige, una regione completamente montuosa.

Il sole, principale fattore di rischio. Il principale fattore di rischio del melanoma è l’esposizione al sole, in particolare l’esposizione intermittente, sporadica e intensa che, impedesce alla cute di mettere in atto tutti i meccanismi fisiologici di fotoprotezione. Tra i non-melanomi, i più diffusi tumori della cute sono il carcinoma basocellulare e il carcinoma spinocellulare: in questi casi è più a rischio di ammalarsi chi si espone di più e più a lungo al sole e, come per il melanoma, chi ha pelle e occhi chiari.

I diversi tipi di radiazione solare. Il sole emette tre tipi di radiazioni: la luce (quella che vediamo), gli infrarossi (energia termica, in pratica i raggi che ci fanno sentire il calore) e gli ultravioletti A e B, (c’è anche la radiazione C, ma gli UVC vengono assorbiti dall’atmosfera prima di raggiungere la superficie terrestre e non hanno effetti sulla cute). La radiazione ultravioletta ha capacità mutagena, cioè è in grado di provocare mutazioni. Nonostante non sia ancora stato completamente chiarito il preciso meccanismo molecolare della relazione tra radiazione e sviluppo del melanoma, è chiara e certa la capacità degli ultravioletti di modificare il Dna e di trasformare in senso neoplastico le cellule dei tessuti esposti.

Se l’azione dei raggi ultravioletti è conosciuta, forse non è altrettanto noto che a maggiore altitudine corrisponde maggiore irradiazione. L’intensità aumenta infatti fino al 4% cento ogni 300 metri: mille metri e siamo a +12%. Che è come dire che a 3.000 metri la radiazione è quasi quattro volte più intensa che a 700 metri. Contrariamente quanto si crede, inoltre, le nuvole, che al mare sono rare ma in montagna tutt’altro, aiutano poco. Se è vero che la massima intensità di UV si raggiunge quando il cielo è sereno, anche con il cielo parzialmente coperto si possono avere alti livelli di radiazione, per effetto della diffusione e della riflessione della radiazione sulle nubi, e perché le nuvole come filtro funzionano poco, visto che lasciano passare l’80- 90% degli UV. In montagna l’aria è rarefatta, anche questo si sa. Ma c’è un’ulteriore considerazione da fare: l’ “aria sottile” assorbe meno le radiazioni, lasciandone quindi filtrare di più che non in pianura. Non solo: se al mare c’è il potere riflettente dell’acqua, che potenzia l’intensità dei raggi del sole del 9%, e della sabbia (del 24%), in montagna d’inverno c’è la neve (80-90%) ma d’estate ci sono le rocce: anche il suolo ha un potere riflettente.

Il sole è ovunque. “Il messaggio di prevenzione che deve passare è che il sole è dappertutto: al mare come in montagna, e anche in città. E che bisogna, ovunque, mettere in atto azioni di protezione – esordisce Vitaliano Silipo, dirigente medico presso la struttura complessa di Dermatologia oncologica, Istituto San Gallicano di Roma. “Per il melanoma siamo oggi intorno ai 14-15 casi ogni 100mila abitanti, in netto aumento rispetto solo a una decina di anni fa. Anche i carcinomi cutanei spinocellulari e basocellulari stanno aumentando e, stando alle proiezioni, nel 2030 ci sarà un incremento del 50% delle visite che riguardano queste patologie. Che hanno un’aggressività biologica inferiore al melanoma, ma una spiccata tendenza alla recidiva locale, se non adeguatamente trattate”. Come si diceva, a essere più rischiosa per la salute, in particolare per il melanoma, è l’esposizione al sole intensa e intermittente. “Che poi è la classica vacanza di 7-15 giorni. Mentre l’esposizione professionale, cronica (contadini, alcuni operai, sportivi agonistici) è più tipicamente associata ai carcinomi cutanei”, spiega Silipo.

Labbra da non dimenticare. Ora, passando alla prevenzione, come comportarsi in montagna? Più alto è il sole nel cielo più intensa è la radiazione UV, in montagna come in spiaggia. “Nelle ore centrali – riprende lo specialista – è buona regola ripararsi, stare al chiuso, in un rifugio o in un bosco. Ma sotto gli alberi, siccome all’ombra le radiazioni non si azzerano, meglio coprirsi con una maglietta a maniche lunghe”
Chi ama la montagna ha l’abitudine di uscire prima di casa di chi villeggia al mare, che spesso arriva in spiaggia nelle ore di massima insolazione. “Ma in entrambi i casi vanno osservate le stesse regole: portare con sé i solari, che devono essere adatti al proprio fototipo, e applicarli ogni 2-3 ore. E non superare le 4-5 ore al giorno consecutive di esposizione – tiene a precisare Silipo – senza dimenticare capello e occhiali con lenti filtranti e soprattutto senza dimenticare uno stick solare per le labbra, per i carcinomi cutanei soprattutto. I carcinomi squamocellulari delle labbra sono i più aggressivi”, avverte l’oncologo.

Per la vitamina D bastano 10 minuti. Ma con tutti questi accorgimenti, e con tutta tutta questa protezione, non si rischia di compromettere la produzione di vitamina D, che sintetizza la pelle quando ci esponiamo al sole, e che è necessaria per la fissazione del calcio nelle ossa? “Per raggiungere il fabbisogno quotidiano di vitamina D – conclude l’esperto – bastano 10 minuti di esposizione senza protezione”.

(Fonte: www.repubblica.it)